Giovedì 21 novembre, ore 9-13 io non mi imballo! Giornata ecologica comunitaria tematica.
Gestione sostenibile della spesa e sensibilizzazione per una scelta consapevole agli imballaggi dei prodotti acquistati. Laboratorio
Il Centro Diurno di San Gavino eroga settimanalmente circa 100 pasti. È stata prestata sempre attenzione ad evitare l’utilizzo di prodotti usa e getta, attualmente si sta anche riducendo l’utilizzo dell’acqua imbottigliata e, in questa giornata sarà anche coinvolto nella scelta dei prodotti in base alla valutazione dell’impatto ambientale del loro imballaggio, la possibilità di riciclo/riutilizzo o, preferibilmente, sulla scelta di prodotti sfusi.
Raccolta e pulizia comunitaria area da individuare – Sede CEAS di San Gavino, via Montevecchio e piantumazioni di fiori
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Venerdì 22 novembre, ore 18 – 20 Aperi-film
Visione di documentari di sensibilizzazione per la riduzione della produzioni dei rifiuti. La Sardegna prima del cosiddetto “piano di rinascita” (che diede avvio all’industria chimica e del turismo di massa), conservava diversi esempi di attività tradizionali a ciclo produttivo chiuso, fortemente caratterizzate dal riuso e dal riciclo.
Presentazione del documentario Viaggio in Sardegna, prodotto da RAI-STORIA, indicando come nel filmato siano presenti numerosi aspetti tradizionali che al giorno d’oggi possono essere definiti sostenibili. Al termine del quale sarà stimolata la discussione: è possibile il recupero di quelle pratiche tradizionali?
L’aperitivo sarà preparato scegliendo esclusivamente prodotti locali.
La diminuzione della produzione di rifiuti può avere implicazioni rispetto all’empowerment di comunità: la scelta di prodotti locali sostiene le imprese del proprio territorio, permette la riduzione di imballaggi e il consumo di energia per il trasporto. Inoltre le comunità organiche sono anche connesse a maggior grado di interazione, integrazione e sostegno.

Sabato 23, ore 10-13 Pane e Acqua- dalla tradizione all'innovazione
Il dibattito si svilupperà dalla riflessione sulla produzione tradizionale del pane e la sua filiera, partendo dalla coltivazione del grano, finalizzata al suo recupero/salvaguardia, è collegata anche alla protezione di specifici modi di produzione in agricoltura, maggiormente rispettosi dell’ambiente e connessi alla possibilità del recupero dell’articolazione della comunità produttiva: la cosiddetta filiera corta, oltre a una valenza qualitativa dei prodotti, ha anche implicazioni sociali. Infatti, secondo le più recenti elaborazioni psicologico-cliniche, il disagio mentale che caratterizza la società attuale, può essere spiegato anche come effetto delle tendenze antisociali di impoverimento relazionale, della disarticolazione comunitaria (anche come conseguenza della deterritorializzazione delle comunità produttive) e i numerosi processi legati alla modernizzazione (urbanizzazione e la mobilità sociale), che tendono a ridurre il grado di integrazione sociale. Al contrario, è sempre più chiaro che il senso di fiducia e di sicurezza è direttamente influenzato da quello di appartenenza a storie, luoghi, gruppi, e contesti significativi. La produzione del pane è uno di questi.
L’acqua, così come il pane, aveva in suo valore comunitario. L’incontro presso le fonti per l’approvvigionamento, il tacito accordo attraverso il quale si provvedeva alla loro manutenzione e pulizia. Le fonti erano luogo di socialità, oltre che di utilizzo sostenibile della risorsa idrica. Lungi da considerazioni nostalgiche, la riflessione vuole essere un incentivo al disimpiego dell’acqua imbottigliata e un incentivo all’utilizzo dell’acqua di rete o all’utilizzo dell’acqua delle numerosi fonti naturali del territorio.