Un sacco et(n)icoUn sacco et(n)ico
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Il progetto si basa sulla rilevazione di due problemi principali da affrontare: il largo utilizzo di prodotti in plastica non compostabile monouso che caratterizza le attività di ristorazione – in particolare relativamente ai servizi di consegna a domicilio e asporto, che sono in crescita – e la qualità, spesso scarsa, della raccolta differenziata all’interno di queste attività, dovuta in particolare alle grandi quantità di prodotti utilizzati, specialmente cibo e relativo packaging, e ai ritmi frenetici con cui essi vengono maneggiati, nonché al fatto che, nei casi di ristoranti senza servizio al tavolo, parte della differenziazione viene fatta direttamente dai clienti. Il progetto si rivolge alle attività di ristorazione etnica attraverso l’approccio della mediazione linguistico-culturale, con il duplice obiettivo di migliorarne la qualità della raccolta differenziata dei rifiuti – presupposto fondamentale per raggiungere gli obiettivi europei di riciclo dei materiali fissati al 55% in peso entro l’anno 2025, al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035 – e di comunicare le restrizioni introdotte dalla direttiva europea SUP (Single Use Plastics) proprio su alcuni prodotti in plastica non compostabile monouso largamente utilizzati nei servizi di asporto e di consegna a domicilio del cibo (posate, piatti, cannucce e palettine per caffè; contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso).
Il progetto, finanziato da Fondazione Cariplo e Novamont, si svolge contemporaneamente su tre città (Bergamo, Brescia e Milano) e vede come partner le aziende che gestiscono la raccolta differenziata (APRICA e AMSA), due associazioni locali esperte di mediazione linguistico-culturale (Ruah e ADL a Zavidovici), il Dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Interculturali dell’Università degli Studi di Milano e l’associazione ESTà (centro di ricerca indipendente sui temi della sostenibilità in particolare dei sistemi alimentari urbani) come capofila.
Vengono contattate (fase di pre-ingaggio) dai mediatori culturali circa 400 attività di ristorazione etnica (250 a Milano, 75 a Bergamo e 75 a Brescia) alle quali viene consegnata la documentazione di progetto (per esempio le linee guida per la raccolta differenziata delle attività commerciali) nella lingua madre dell’esercente (cinese, arabo, turco, spagnolo e urdu). Gli esercenti che decidono di aderire al progetto, si rendono disponibili a fare due ulteriori incontri: il primo (fase di ingaggio) per chiarire gli eventuali dubbi sulle procedure di differenziazione dei rifiuti (con analisi visiva dei sacchi e bidoni della differenziata) e sull’applicazione della direttiva europea SUP e per fornire informazioni dettagliate sui prodotti in plastica monouso utilizzati. Il secondo (fase di monitoraggio), a distanza di qualche mese, per permettere di valutare i risultati dell’intervento fatto, sia sulla qualità della differenziata che sul grado di sostituzione dei prodotti in plastica monouso vietati. Il progetto termina con una fase di formalizzazione e trasferimento dei risultati.
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